Come affrontare l’esperienza di perdita nel lutto

Scritto da Manuela
Ottobre 10, 2023

E’ normale che la perdita sia dolorosa

Il lutto è un’esperienza fisiologica sana, ma dolorosa che coinvolge sia la mente che il corpo e comprende l’insieme delle diverse risposte che accompagnano l’evento della perdita: reazioni emotive (disperazione, depressione, rabbia, colpa), mentali (confusione, deconcentrazione, dimenticanze, incubi, ansia), fisiche (stanchezza, tachicardia, dolori, disturbi del sonno, disturbi dell’appetito, della pressione, della respirazione) e sociali (ritiro e isolamento).

Secondo la nostra cultura il lutto rappresenta una fase “anomala” che necessita di essere superata quanto prima possibile per ripristinare il funzionamento regolare precedente. In realtà le reazioni al lutto sono risposte naturali e fisiologiche alla morte che necessitano di essere riconosciute, comprese e sostenute, non certamente scansate.

Affrontare l’esperienza di perdita nel lutto significa confrontarsi con un cambiamento

L’elaborazione del lutto implica il processo di adattamento attivo alla perdita e di riorientamento post lutto (Rando, 1993) che riguarda in particolare tre aspetti:  la revisione del legame psicologico con il caro deceduto, l’aggiornamento, da parte della persona che ha subito il lutto, della propria identità (di figlio, fratello, nipote, padre ecc.) e del proprio mondo in funzione di questa mancanza e l’adeguamento al mondo esterno caratterizzato da questa assenza.

Questa fase più avanzata è influenzata da diversi fattori:

  • chi era la persona defunta
  • la qualità del rapporto con la persona cara (relazione di attaccamento, relazione ambivalente, relazione dipendente, relazione conflittuale)
  • circostanze in cui è avvenuta la morte (morte violenta o naturale, imprevista o attesa, evitabile, ambigua, multipla o singola)
  • lutti pregressi
  • supporto emotivo, sociale, religioso
  • fattori stressanti concomitanti
  • entità del trauma
  • caratteristiche di personalità (stile di coping, stile di attaccamento).

Quando l’elaborazione del lutto può diventare complicata

L’elaborazione del lutto non complicata solitamente implica l’alternanza di periodi in cui ci si confronta con la perdita, durante i quali  i pensieri e le emozioni sono assorbite dal ricordo del defunto e periodi di pausa dal lutto, in cui ci si focalizza sulla vita presente e futura senza il caro deceduto (Modello del Processo Duale, Stroebe e Schut, 1999, 2010).

Una elaborazione del lutto complicata può prolungare questa fase per due cause principali: un atteggiamento di evitamento ostinato e/o di negazione della perdita oppure un attaccamento morboso alla persona defunta. Entrambe queste modalità compromettono lo svolgersi graduale di un’elaborazione adattiva.

La perdita di una persona cara è la perdita di un legame

Con la morte, viene meno in modo permanente la relazione reale con la persona cara, mentre rimane il ricordo del rapporto costruito nel tempo con la stessa; questa incoerenza ha inizialmente un impatto traumatico sul mondo ipotizzato fino a quel momento: infatti, implica il riadattamento ad una nuova realtà senza la persona defunta, in cui rivedere la relazione con la persona amata e in cui ridefinire se stessi, senza la persona amata.

Venendo meno la visione del mondo attesa, viene duramente messo alla prova anche il senso di sicurezza personale, determinando preoccupazione, senso di colpa e o dubbi spirituali.

Le reazioni alla perdita sono influenzate dal modello di attaccamento appreso nell’infanzia

La perdita di una persona cara, quando interrompe la relazione con una figura importante di attaccamento, è in grado di attivare reazioni simili a quelle apprese in età infantile durante le situazioni di separazione dalla principale figura di riferimento.

Il tentativo di mantenere o ripristinare la vicinanza con la figura d’attaccamento persa porta a  reazioni diverse a seconda della qualità dell’attaccamento vissuto in epoca infantile.

Un’esperienza di attaccamento sicuro, che sarà stata possibile grazie alla sperimentazione da parte del bambino di disponibilità e costanza nell’adulto di riferimento, favorirà da adulto un adattamento meno faticoso alla perdita.

Esperienze di attaccamento insicuro (ansioso, evitante, disorganizzato), sperimentate da bambino grazie a comportamenti incostanti, non disponibili o trascuranti da parte del principale caregiver, si assoceranno  più facilmente ad un adattamento più problematico alla perdita, che risulterà evidente dalla presenza di strategie di iperattivazione (ruminazione sulla perdita) o disattivazione (chiusura).

Sebbene la perdita non possa essere recuperabile, può risultare più tollerabile, se integrata in modo adattivo nella vita della persona.

L’interiorizzazione del rapporto con il defunto permetterà di sperimentare un vissuto di vicinanza psicologica che subentrerà a quello di vicinanza fisica, permettendo di tollerare la separazione permanente della persona amata e di coltivare e mantenere l’amore per l’altro, nonostante la sua assenza. Questo processo interno di accettazione del dolore della mancanza, permetterà di ripristinare il senso di sicurezza.

Come la terapia EMDR aiuta ad affrontare l’esperienza di perdita nel lutto

La terapia EMDR sostiene e agevola il processo di integrazione, aiutando ad elaborare:

  • lo shock della notizia e la fase acuta del lutto (che è una forma di stress post traumatico);
  • i ricordi negativi legati alla realizzazione della perdita;
  • i ricordi negativi riguardanti il rapporto con il defunto;
  • i trigger presenti che continuano a stimolare la sofferenza;
  • gli scenari futuri che possono riattivare il dolore.

Questo permette di completare, in situazioni di lutto non complicato, il processo di elaborazione, oltre che, di prevenire eventuali ostacoli che possono intervenire a complicare questa fase.

In caso, invece, di elaborazione del lutto complicato, l’EMDR può promuovere il superamento dei blocchi (derivanti da perdite e traumi passati o ricordi d’infanzia che occorre elaborare) e favorire il completamento del processo rielaborativo.

Manuela Ramundo, psicologa psicoterapeuta

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